Mai prima d'ora Bill Gates s'era trovato con un'opposizione tanto
aperta e diretta. Chi ha navigato per Internet negli ultimi due
anni aveva già sentito la marea montare, ma il 18 maggio
scorso il Dipartimento di Giustizia americano, affiancato dai
rappresentanti di venti Stati dell'unione, ha avviato il più
grande processo per antitrust che Microsoft si sia mai trovata
a fronteggiare.
Pietra dello scandalo, l'inclusione gratuita di Internet Explorer
e Outlook in Windows 98, oltre che la definizione di contratti
esclusivi con alcuni Internet provider americani che tagliano
fuori Netscape e infine l'imposizione ai fabbricanti di personal
computer di contratti restrittivi che impediscono la personalizzare
della videata di partenza di Windows. C'è anche chi si
lamenta dello strapotere che Microsoft ha raggiunto nel mondo
delle suite per ufficio, prendendo atto che Word, Excel e Powerpoint
dominano il mercato grazie al loro strettissimo gemellaggio col
sistema operativo. Questa non è la prima causa antitrust,
cioè anti-monopolio, che Microsoft si trova a fronteggiare.
La prima, sempre promossa dal Dipartimento di Giustizia, risale
all'autunno del 1995 e ora si trova in appello, con buone probabilità
di vincita da parte di Bill Gates. Quel primo atto, che mirava
ad attaccare la posizione di dominio acquisita da Windows 95 e
Internet Explorer 3.0, aveva alcuni vizi di base: innanzitutto
era stato avviato verso la fine della vita dei prodotti interessati,
rifancendosi a un decreto legge di formulazione ambigua, che di
fatto garantisce Microsoft.
Questa volta, il Dipartimento di Giustizia è partito per
tempo, cioè ancora prima che Windows 98 vedesse la luce,
e non si è limitato a sollevare la questione del monopolio,
ma ha pure richiesto un'ingiunzione preliminare, appellandosi
allo Sherman Antitrust Act, la stessa legge che nel 1983 ha portato
alla spaccatura del colosso delle telecomunicazioni statunitense,
At&t.
Non possiamo anticipare i risultati di questo scontro legale tra
giganti che vivrà il suo primo atto il prossimo 8 settembre,
però possiamo definirne i contorni.
Il Dipartimento di Giustizia chiede a Microsoft d'integrare in
Windows 98 anche Netscape oppure di scorporare Internet Explorer
e venderlo separatamente; chiede inoltre di allentare il guinzaglio
ai fabbricanti di computer così che possano continuare
a fare quel che hanno sempre fatto: apportare modifiche minori
al sistema operativo per distinguersi dai propri concorrenti.
Per tutta risposta, Microsoft ha già cominciato la spedizione
di Windows 98 in tutto il mondo e, per la data d'inizio della
vertenza, avrà già riempito la gran parte dei negozi.
Bill Gates sa di poter contare sulla popolarità della sua
mossa: i consumatori, compresi quelli italiani, accoglieranno
di buon grado la disponibilità di software gratuito, senza
preoccuparsi di questioni legali che non li interessano direttamente.
D'altro canto Internet Explorer non è nemmeno male come
browser. Nel breve periodo, perciò, nulla cambierà,
e Microsoft sfrutterà il vento avverso a proprio vantaggio.
Ma nel medio periodo sarà interessante seguire i vari passi
di questa inchiesta che diventa via, via più imponente,
con nuovi elementi portati dagli investigatori e con una virulenza
di attacco senza precedenti. In effetti, il mercato sta cambiando
e diverse aziende produttrici, soprattutto le più grandi,
cercano alternative al percorso obbligato che Microsoft e Intel
vorrebbero per loro.
Non è solo una questione tra Microsoft e Netscape, altrimenti
non si spiegherebbe la portata dell'evento, e i suoi effetti non
si limiteranno al mondo dei browser, ma in qualche modo si propagheranno
a tutta l'industria del software e dei personal computer, qualunque
essi siano. Il mondo sta cambiando, preparatevi.
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